Chiese
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> Chiesa di S. Nicolò la Latina (sec. XII)

È la chiesa più antica di Sciacca e uno dei più interessanti esempi di quell'arte siculo-bizantina che, ricca di elementi d'arte islamica, fiorì sotto la dominazione normanna.
Risale al periodo più antico di tale dominazione, al periodo, cioè, della contea del quale,
insieme con il S. Nicolò di Mazara del Vallo, come ha rilevato Guido di Stefano nella sua monografia sui Monumenti della Sicilia Normanna, e, tra i pochi monumenti superstiti, quello che meglio rivela, nell'uso dei piccoli conci, nelle incorniciature a fasce rincassate e nel nitido blocco dei volumi, il persistere di caratteri dell'architettura araba. Come di quasi tutte le chiese di questo periodo, anche di S. Nicolò la Latina si ignora il nome dell'architetto, si sa solo che fu fondata, tra il 1100 e il 1136, dalla contessa Giulietta, figlia del gran conte Ruggero, come risulta dal Libellus de successione pontificum Agrigenti.
La chiesa, in parte nascosta da casupole addossate ai suoi fianchi, sorge in uno dei quartieri più caratteristici di Sciacca che al tempo degli arabi e dei normanni restava fuori la cerchia delle antiche mura e costituiva il borgo del Rabato.

Dedicata a S. Nicolò di Bari, venne, nel 1172, denominata S. Nicolò la Latina, perché in tale anno passò alle dipendenze dell'abbazia di S. Filippo di Argirò, a sua volta dipendente dal monastero benedettino di S. Maria la Latina di Gerusalemme. Ad essa era annesso un monastero benedettino, dalla fine del '500 non più esistente, del quale rimane qualche traccia nell'attiguo cortile S. Nicolò, e un orto. S. Nicolò la Latina è di piccole dimensioni e di estrema semplicità.

La Facciata

All'esterno, facciata a capanna in pietra calcarea locale, circoscritta, dagli spioventi della cuspide giù giù fino a metà altezza dei cantonali, da un'elegante cornice leggermente aggettante. Un portale e tre finestre (delle quali una, in asse col portale, aperta, e le altre due laterali, cieche) con le loro cornici a doppio rincasso ravvivano la nuda superficie del paramento murario a piccoli conci, la cui parte superiore aggetta leggermente su quella inferiore, creando un suggestivo contrasto di luce e ombra.
Tre piccole absidi di forma cilindrica, simili a quelle, imponenti come torri di mastodontico castello, della coeva chiesa madre, anch'essa fondata dalla contessa Giulietta, accentuano, con la loro perfetta geometria, i caratteri arabi di tutto l'edificio.

L'Interno

All'interno, a forma di croce latina, con una sola navata, coperta da soffitto ligneo, le nude pareti (in origine affrescate, come si può vedere dai frammenti bizantineggianti venuti alla luce in seguito ai restauri del 1929) sono ravvivate in alto da piccole finestre strombate che richiamano alla mente le feritoie del vicino castello dei Luna. La nudità delle pareti e la mancanza di elementi decorativi, insieme con la rustica semplicità del tetto a capriate, mettono maggiormente in evidenza la bellezza e la coerenza strutturale e stilistica della costruzione, dominata dalla solennità degli archi acuti su alti piedritti, di pure forme islamiche, del transetto, del presbiterio e delle absidi. Quattro altari di dura pietra, molto simili nella loro tozza forma quadrangolare ad antiche are pagane, commoventi per la loro rustica semplicità, sono collocati tre nelle absidi e uno, dedicato a San Nicolò di Bari, nel lato destro della navata.

Tratto dal libro "Sciacca Terme - Guida Turistica di Salvatore Cantone"

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