Palazzi
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> Palazzo Steripinto

Questo edificio, eretto, come si può leggere nell' iscrizione incisa sul margine superiore dell' architrave del portale d' ingresso, nel 1501 da Antonio Noceto, nipote del celebre botanico Gerardo Noceto (1475-1545), è, tra le superstiti antiche dimore di Sciacca, in più interessante per la facciata nella quale la ricerca decorativa e l'eclettico linguaggio in cui si fondono elementi strutturali e morfologici tardo gotici catalani e rinascimentali da origine italiana, Fanno di questo insigne monumento saccense uno dei più interessanti esempi di arte plateresca in Sicilia. Il nome Steripinto, deriva dalla fusione di un sostantivo e di un participio passato hosterium, nome comune ad altri palazzi medievali in Sicilia (lo Steri, o palazzo Chiaramonte di Palerrno, ad esempio, e il palazzo Chiaramonte di Agrigento) che vuol dire palazzo fortificato, e pictum, alla lettera dipinto, ma che qui possiamo tradurre con arnato. La facciata, ermeticamente chiusa come una fortezza fino ai piano nobile, è caratterizzata da una fitta serie di bugne di pietra a punta di diamante di un bellissimo effetto decorativo. Regolare allineamento delle bugne, solo interrotto al piano nobile da tre eleganti bifore gotiche, delle quali quella centrale, in asse col portale, ad archi bilobati, e al piano terra da un portale architravato dagli stipiti profondamente scalinati e da due finestrine rettangolari, determina un suggestivo gioco di chiaroscuro che varia col variare della luce in relazione all'ora e alla stagione.

Sotto la luce del sole, le bugne sfavillano come veri diamanti. La cornice cordonata dello zoccolo, obliquo come la scarpata di un bastiore, insieme con quella marcapiano che collega sulla linea dei davanzali le tre bifore e con
quella che sta alla base dell' attico, attenua con a sua linea orizzontale lo slancio verticale della facciata, mentre per contrasto la severità tutta medioevale dell'attico, coronato da merli a coda di rondine, meglio evidenzia e sottolinea insieme con l'obliquo zoccolo, la preziosità rinascimentale delle bugne che tutte insieme formano una sorta di corazza atta irta di punte. Una nota leggiadra costituiscono, infine le due colonnine marmoree iserite nei due cantonali ai lati del prospetto, forse riportati da più antichi edifici demoliti. Lo stemma al centro della lunetta, sopra il portale, è dei Lucchesi Palli ai quali l'edificio passò in proprietà per via di matrimonio. Lo stemma sui capitelli delle colonnine delle bifore è, invece, dei Noceto (il cui simbolo è l'albero di noce che qualcuno ha confuso con la palma dello stemma dei Tagliavia). All'interesse veramente notevole della facciata non corrisponde quello dell' interno fortemente rimaneggiato nel corso dei secoli, si esclude il piano terra dove si conserva, in un locale di passaggio tra l'androne e il giardinetto interno, sorretta da robusti archi a sesto acuto, una bella volta a crociera con ben rilevata l'armatura portante dei costoloni e la chiave di volta.

Tratto dal libro "Sciacca Terme - Guida Turistica di Salvatore Cantone"

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