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Palazzo della Zecca
Sulla
facciata, a sinistra del portone, del palazzo della Zecca vi è
una lapide, dettata dallo storico Ignazio Scaturro e murata nel
centenario della nascita di Mariano Rossi, ricorda che in quest'antica
casa il pittore venne alla luce:
MARIANO
ROSSI
IN QUESTA CASA NACQUE ALLA LUCE
DI NINFE DI EROI DI SANTI
DIPINSE VILLE REGGE CATTEDRALI
EBBE IN ROMA GLORIA E MORTE OVUNQUE LA FAMA
8 DICEMBRE 1731 - 24 OTTOBRE 1807
I CITTADINI L'8 DICEMBRE 1931
POSERO
Di
questo antico edificio, di non facile lettura per le manomissioni
subite attraverso i secoli, si possono notare all'interno e ai lati
dell'androne due grandi archi a sesto acuto, di tufo conchigliare,
tompagnati, e un terzo, della stessa forma e dimensione, attraverso
il quale si passa nel cortiletto interno dove è un'antica scala
che porta al piano elevato e una non meno antica artistica cisterna.
Sulla facciata, costituita da grossi blocchi di dura pietra annerita
dai secoli, una iscrizione del 1770, posta sotto un antico stemma
lapideo della città, assai corroso e ormai illeggibile, ricorda
che in questo edificio aveva sede la zecca di Sciacca:
ANNO
D N.I. 1770
STEMMA CIVITATIS ANTIQUAE
QUAM PRISCI THERMAS APPELLABANT
NOVO EXTRUCTO MURO
VETERI COLLABENTE DIRUTO
UBI SEMPER EXTITERAT COLLOCATUM
HUC PECUNIAM PUBLICE CUSAM
MAJORES TRADIDERUNT
MANUSCRIPTI CODICES ET MONUMENTA
NUPER EFFOSSA PROBANT
(CIACCIO,pag.40)
Due
lettere regie documentano che a Sciacca si batteva moneta al tempo
dei Peralta: una è di Federico II d'Aragona, datata 19 gennaio
1311 (il re si rivolge al Magistrato municipale di Sciacca, affinché
desista dal continuare a Coniare moneta) (vedi Libro Rosso foglio
147); l'altra è di Federico III d'Aragona, datata 1375 (il re
si rivolge a Raimondo Peralta esortandola ad astenersi dal battere
per ancomoneta, per non ledere il privilegio accordato alle sole
Palermo e Messina.
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La Zecca
di Sciacca
Ebbero per più secoli giurisdizione di stampare e coniare
moneta in questo Regno, Messina, Catania e Sciacca; mentre a’
nostri giorni ancor n’esiste la Casa disco pena situata nel mezzo
del Palazzo di Fiorito, e della Casa di Medici vicino la porta
ddli Bagni sopra la di cui porta esiste un’antica Lapide con l’effige
del nostro Agatocle a cavallo con la lancia in mano in atto di
ferire tre Castelli e sopra il Sole; qual palazzo fu comprato
da questo Don Francesco Inveges Barone del Ponte da potere del
Sig. Principe d’Aragona; e volendogli fare certe acconcie, entrando
per curiosità in detta abbandonata casa i Lavoranti fecero
osservare al Sa-rane alcuni fornelli cenere e carbone da loro
disco peni ed altri contrassegni di stampar moneta; e venendo
fierissime controversie e liti tra le due città Messina
e Catania per tale affare, la Maestà di Federico Secondo
Re di Sicilia scrisse alli Giurati di Catania e Sciacca esortandoli
con tutto amore e piacevolezza, che desistessero per l’avvenire
di coniare Moneta e che fosse solo riserbato e concesso alla sola
Messina;
come si scorge per lettere reali date in Palermo à 19 Gennaro
XIII; md. 1331; Ed in attestazione del tutto anni quattro addietro
un villano che coltivaia un podere del Rv. Dan Raimondo Formica,
Maestro delle Cerimonie in Girgen ti, ritrovò un pegnato
piccola di monete antichissime e tra l’altre ne osservarono di
questa città... (A. Granone, Il non più oltre delle
glorie di Sciacca. Manoscritto esistente nella Biblioteca
Comunale
di Sciacca, pp. 38-39).
Tratto
dal libro "Sciacca Terme - Guida Turistica di Salvatore Cantone"