Viaggio nella storia di Sciacca |
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> Castello Nuovo o dei Luna
Tutte le città che si rispettino in Italia e, possiamo dire, in tutti i Paesi di antica storia, hanno il loro bravo castello, più o meno imponente, più o meno restaurato e messo in evidenza. E come il quadro antico dell'illustre antenato che spesso vediamo in bella mostra nelle case di quelle famig1ie che possono vantare di appartenere a un nobile casato. Anche Sciacca, che vanta antica e nobile origine, possiede un castello medievale, non privo di imponenza, che fu dei conti Luna, (per non parlare del Castello Vecchio o dei Perollo di origine normanna, di cui restano non trascurabili avanzi) e che di recente è stato acquistato dall'Ente Regionale Palazzi e Ville di Sicilia allo scopo di salvarlo e valorizzarlo. Fu fatto costruire nel 1380 da Guglielmo Peralta, conte di Caltabellotta, che fu, dopo la morte del re Federico III (1377), uno dei quattro Vicari del regno di Sicilia. Passò poi in possesso dei Luna quando, morto Nicolò Peralta (figlio di Guglielmo), una delle sue tre figlie, Margherita, andò sposa al conte Artale di Luna, catalano, zio di re Martino.
Sorge sulla viva roccia, in posizione dominante, nella parte alta e orientale della città, ed è inserito nel perimetro delle antiche mura che tuttora, in buona parte, esistono. Comprende quattro parti: la cinta, il mastio, il palazzo comitale e la torre cilindrica. La cinta che serviva alla difesa esterna, ha pianta poligonale ed è formata di alte e robuste mura, capaci di resistere ancora per molti secoli all'usura del tempo. Entro il perimetro della cinta, a nord, si ergeva il mastio, cioè la torre maestra, a pianta quadrangolare, che di molto superava l'altezza del complesso dei fabbricati e che aveva la funzione di sorvegliare la cinta il terreno esterno e il cortile interno. Di esso, rimasto integro fino al 1740, oggi resta solo la base, ma possiamo farcene un'idea attraverso un disegno di Ignazio di Mino che lo ritrae così come era nel 1867, prima, cioè, che l'Amministrazione comunale del tempo, con imperdonabile ignoranza, non provvedesse a farlo demolire (anziché restaurare) perché danneggiato in seguito alle scosse sismiche del 13 giugno 1740 e del 27 ottobre 1855. Esiste, invece, tuttora, sempre inserita nel perimetro della cinta, a sud, una torre cilindrica, a due piani, dalle volte costruite con conci accostati a coltello, come usa coi mattoni di terracotta. Il palazzo del Conte, a pianta rettangolare, occupava il lato ovest del Castello, compreso tra il mastio e la torre cilindrica.
Era composto di un piano terreno, adibito come abitazione della servitù, e di un piano superiore dove abitava il Conte con la sua famiglia. Di esso oggi resta l'alto muro esterno con quattro ampie finestre dalle quali si può ammirare tutta la pittoresca, multiforme distesa di tetti, terrazzi e logge delle case di Sciacca, tutto il panorama della città con le sue torri e le chiese e i campanili e le cupole e le vie e le piazze e i giardini e il porto e il mare. L'ingresso era situato a nord ed era munito di ponte levatoio. Da esso si entrava nel cortile dove a s. erano le scuderie e i locali degli uomini d'arme, nonché una cappella dedicata a S. Gregorio, e a d. una scala che portava al piano nobile del palazzo. Nel complesso il castello dei Luna di Sciacca non è di dimensioni sesquipedali, come qualcuno, spinto dall'amor di campanile, ha voluto descriverlo, tuttavia, nell'insieme, non è privo di una sua solenne monumentalità, e, oltre a rappresentare per il suo profilo caratteristico uno dei più interessanti esempi di architettura civile e militare del' 300 esistenti in Sicilia, per la sua posizione dominante su tutto l'abitato di Sciacca, costituisce un elemento insopprimibile del panorama della nostra città a cui conferisce lustro e decoro, e una fisionomia inconfondibile.
Tratto dal libro "Sciacca Terme - Guida Turistica di Salvatore Cantone" |