La presenza del vino in Sicilia e a Sciacca, prima ancora della vite, si pensa possa
farsi risalire all'età Micenea anche per la presenza nel territori di vasi tipici di quella
civiltà usati per la libagione del vino. Premesso che la vite, l'olivo e il grano, comunque, sono le 3 colture che da sempre hanno caratterizzato il territori siciliano, l'introduzione
di molti vitigni è da attribuire a coloni greci e, a testimonianza di ciò, fa fede il "Grecanico". Bisogna risalire al 600 a.C. perché la Sicilia divenga terra vitifera.
Con i Romani poi la produzione vinicola e la superficie coltivata raggiungono livelli considerevoli; pare, infatti, che la superficie coltivata raggiungesse i 70/75 mila
ettari e che la produzione vinifera si aggirasse attorno ai 200 mila hl.
Con gli Arabi nel contesto di una rapida crescita economica e di un intenso
sfruttamento delle risorse agricole, la vite a Sciacca fu largamente coltivata e ne è testimonianza lo "Zibibbo". Ma fu con gli Aragonesi che a Sciacca, e non solo, la viticoltura si sviluppo notevolmente in virtù anche di immunità doganali che
permettevano un movimento commerciale in entrata e in uscita non gravato da dazi.
La fertilità dei vigneti saccenti è testimoniata, altresì, dalla presenza di vignaioli provenienti da altre città siciliane e da regioni come la Calabria e la Puglia chiamati a curare, appunto, i numerosi vigneti di cui erano proprietari i nobili di Sciacca. E non
solo Sciacca, dove le uve più diffuse furono il Mantonico, la Vernaccia, e la Inzolfa,
ma anche l'interland fù interessato alla coltura della vite, forte di un commercio assicurato da mercanti forestieri.
Ci risulta che contrade come Rayanella, Rayana, San Bartolomeo fossero
particolarmente ricche di vigneti come del resto quelle terre che portavano verso Caltabellotta.
Da non trascurare, infine che nella città di Sciacca furono prodotti vini bianchi di eccellente qualità esportati in mercati di città del nord, Genova, Pisa, Venezia e nella terra di Malta. Oggi dopo alterne vicende, sembra che il vino saccenze ritorni ad essere riconsiderato tra i migliori in commercio anche grazie all' aperture e all'intelligenza di qualche produttore particolarmente attento alle aspettative di mercato che predilige un prodotto sempre più pregevole e raffinato.
Superficie viticola:
Dai dati rilevati dalla locale Sezione Operativa per l'Assistenza Tecnica e la Divulgazione Agricola di Sciacca:
Sciacca Ha xxxx
Caltabellotta Ha yyyy
Le Strutture Vitivinicole:
Nel territorio operano 2 cooperative vinicole:
Cantina Sociale Enocarboj fondata nel 1962 soci conferitori n. x capacità di ammasso q.li 320.000
Cantine Sociali Riunite C.D. & G.D. soci conferitori n. x capacità di ammasso q.li 250.000
E' presente inoltre anche un importante organizzazione cooperativa di secondo grado, il Consorzio Enologico Agrigentino "Kronion" che associa yy cantine ricadenti nella provincia e che svolge attività di distillazione vini, lavorazione sottoprodotti imbottigliamento e commercializzazione.
Tipi di terreno:
Il territorio di Sciacca si presenta abbastanza vario ed articolato con suoli alluvionali, rossi mediterranei, regosuoli da rocce argillose, suoli bruni, suoli bruni vertici e/o calcarei e suoli franchi ricchi di sostanza organica.
Forme di allevamento e cultivar:
La forma di allevamento più diffusa nel territorio è rappresentata dalla spalliera, seguita dall'alberello. Gli impianti ad alberello riconducibili ai primi vigneti (anni 60-70) che si sono impiantati in zona, anche se in decisa diminuzione, nelle zone collinari ed in asciutto garantiscono una ottimale qualità delle uve. La viticoltura di Sciacca è caratterizzata prevalentemente da varietà autoctone. Le cultivar più diffuse sono: Catarratto, Trebbiano, Grecanico, Nerello Mascalese, Nero d' Avola. Si registra, inoltre, negli ultimi anni una forte introduzione di cultivar alloctone come lo Chardonnay il Sangiovese, il Merlot, il Cabernet Sauvignon ed il Syrah.
Il Disciplinare di produzione:
I vigneti devono avere una densità minima non inferiore a 3.000 piante/Ha. La resa massima di uva non deve essere superiore ai 120/q.li Ha (100/q.li per la riserva) e al resa delle uve in vino finito non deve essere superiore al 70%. E' vietata ogni pratica di forzatura, consentendo tuttavia l'irrigazione come pratica di soccorso. Le uve destinate alla vinificazione dei vini D.O.C. "Sciacca" devono assicurare al vino un titolo minimo naturale del 10,50% per i bianchi e i rosati, 10,00% per i vini ottenuti dal vitigno Grecanico e 11,00% per i vini rossi. Le uve destinate invece alla vinificazione del vino "Sciacca Rayana Riserva" devono assicurare al vino un titolo del 13,00%. Le uve destinate alla vinificazione del vino "Sciacca Rosso Riserva" devono assicurare un titolo alcolometrico volumico minimo naturale del 12,50%.
Le cultivar ammesse
Sciacca Bianco Inzolia - Grecanico - Chardonnay - Catarratto Lucido - per almeno il 70% congiuntamente o disgiuntamente. · Sciacca Rosso Merlot - Cabernet Sauvignon - Nero d'Avola - Sangiovese - per almeno il 70% congiuntamente o disgiuntamente. · Sciacca Rosato La denominazione è riservata ai vini prodotti esclusivamente con la vinificazione in bianco dei vitigni prescritti per la Sciacca Rosso.
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